Polemica attorno alla partecipazione al Festival di Sanremo di Rufus Wainright, il cantante newyorchese accusato di blasfemia.
Nel mirino delle associazioni cattoliche c’è il brano dal titolo esplicito “Messiah gay”, che mescola battesimo e sperma, attesa del Messia gay e porno anni ’70.
Gli organizzatori – così si legge in comunicato – lo hanno invitato per il suo “pop raffinato”.
Una premessa che sembra una provocazione a fronte dei testi di Rufus.
Le associazioni cattoliche, con a capo dei manifestanti i Papaboys e altre organizzazioni di giovani laici cattolici e alcune parrocchie romane sono scese e scenderanno ancora in piazza “per protestare contro la presenza a Sanremo di Rufus, un cantante blasfemo invitato dalla Rai”.
Chiedono “l’intervento o le dimissioni dei vertici Rai, in primis la presidente Tarantola – che si dichiara cattolica, ma permette che si trasmetta dalla tv pubblica blasfemia, almeno secondo i contestatori – e del direttore Gubitosi”.
“Ricordiamo che la protesta non parte solo da un presupposto di offesa al sentimento religioso. Si tratta di violare le leggi dello Stato. Il repertorio dell’artista entra nel reato di offese ad una confessione religiosa mediante il vilipendio, previsto e punito dall’art. 403 del Codice Penale. Inoltre, l’art. 25, primo comma, del Regolamento del Festival, afferma: ’gli artisti durante le loro esibizioni non potranno assumere atteggiamenti e movenze o usare abbigliamenti e acconciature in contrasto con i principi del buon costume ovvero in violazione di norme di legge o di diritti anche di terzi”.
You must be logged in to post a comment Login