L’Osservatore Romano, dà un giudizio sconsolato sulla 70ma Mostra del Cinema di Venezia.
“Finora al Lido non ci sono stati film che hanno suscitato particolari sussulti. Ma è una cosa a cui ormai siamo abituati”.
Il quotidiano della Santa Sede si sofferma anche sul fatto che “nel fare un bilancio degli ultimi anni dei festival più importanti, ciò che davvero impressiona è la quantità davvero esigua di pellicole che arrivano poi al pubblico”.
“Una volta esisteva un cinema d’autore che riusciva anche a essere popolare – sottolinea -. Ora invece i 2 mondi sono nettamente distinti. Da una parte il cinema commerciale, che considera il pubblico solo come massa, dall’altra un cinema d’autore che gioca a fare l’elitario. Senza però evidentemente poterselo permettere. Vista la qualità che passa per queste rassegne”.
“Ecco che allora i festival – commenta l’Osservatore Romano – diventano più che altro un asilo per film dagli argomenti estremi, a volte legittimamente delicati e controversi e che è giusto dunque portare all’attenzione, altre volte smaccatamente protesi verso la ricerca di uno scandalo che peraltro, di questi tempi, non può che durare al massimo il tempo delle 2 ore di proiezione. In ogni caso si tratta di una scelta non più basata sulla qualità, ma sul possibile impatto mediatico”.
Tra i momenti che “salvano” questo festival, per l’Osservatore Romano, “il Leone alla carriera assegnato a William Friedkin – questa sì una scelta azzeccata”.
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