Per la quarta volta Marcello Di Finzio è riuscito a eludere la vigilanza della sicurezza e a scalare la Cupola di San Pietro.
Il triestino, ormai un “professionista” della protesta plateale, si è di nuovo abbarbicato sulla Basilica, dalla quale ha lanciato un messaggio a Papa Francesco e al Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano.
Di Finizio, titolare del locale “La Voce della Luna” di Barcola, una frazione del comune di Trieste, ora ridotto a un ammasso di rovine, è una vecchia conoscenza, oltre che delle Forze dell’Ordine e delle aule giudiziarie italiane, anche della Gendarmeria Vaticana.
La prima protesta risale al 30 luglio 2012, contro la direttiva Bolkestein che, a suo dire, danneggerebbe la sua attività imprenditoriale.
Il 10 ottobre dello stesso anno replicò l’iniziativa, questa volta contro il Governo Monti e le multinazionali.
Il 20 maggio 2013, nonostante il divieto del Questore a ritornare nella capitale, riuscì comunque a mettere a segno l’ultima “scalata”, ancora una volta contro l’euro e la “macelleria sociale”.
Dopo quasi 30 ore sulla Cupola, si convinse a scendere con la promessa di un incontro con i Ministri al Turismo e alle Politiche Europee.
“Mi hanno mentito per 3 volte – spiega al suo quarto blitz a San Pietro – ma non darò loro la soddisfazione di suicidarmi, io combatterò sempre per difendere la mia casa e il mio lavoro fino all’ultimo respiro. Se vogliono ammazzarmi, ammazzare la gente, lo devono fare davanti a tutti, affinché sia chiaro che questi non sono suicidi, ma omicidi di Stato”.
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