Sono migliaia i messaggi, le lettere, i plichi, le informazioni che quotidianamente sono indirizzate a Papa Francesco da tutte le parti del mondo, un vero e proprio boom di richieste di ogni tipo, più di ogni altro suo predecessore, compreso Papa Giovanni Paolo II.
Una trentina di sacchi a settimana, buste e pacchi di ogni forma e dimensioni, tutti diretti verso il corridoio ubicato nella Terza Loggia del Palazzo Apostolico, palazzo dove ormai il Papa non abita più, ma sul quale si aprono ancora le stanze dell’Ufficio di Corrispondenza del Papa.
A capo dell’ufficio che smista la corrispondenza mondiale inviata a Papa Bergoglio c’è Mons. Giuliano Gallorini, classe 1944, sacerdote dal 1967, toscano, del clero della diocesi di Siena- Colle di Val d’Elsa-Montalcino, in servizio alla Segreteria di Stato, Capo Ufficio della 1 Sezione.
Con lui una piccola squadra composta da Suor Anna e due signore laiche.
Sono loro che quotidianamente aprono la montagna di corrispondenza in dozzine di lingue, e le smistano a seconda delle richieste.
Un po’ come gli elfi aiutanti di Babbo Natale, solo che loro lavorano tutto l’anno a ritmo serrato.
A rispondere generalmente ci pensa la Segreteria di Stato o, se c’è la richiesta di un aiuto in denaro, l’Elemosiniere Pontificio, a volte però è lo stesso Papa che risponde inviando un bigliettino scritto personalmente a mano.
“Per i casi più delicati come i casi di coscienza – ha confidato Mons. Gallorini al settimanale del Centro Televisivo Vaticano – viene fatto un appunto e passato ai segretari personali perché il Papa prenda visione direttamente: senz’altro li legge, mette la sigla e ci indirizza su come dobbiamo rispondere”.
Il racconto di una vita arrivata a un bivio, oppure la richiesta di un consiglio su come proseguire, o di un aiuto in denaro, come la confidenza di un dramma personale, oppure una poesia, per dirgli che gli si vuole bene come e forse più che a un padre, o magari una dono qualunque, anche povero, magari opera delle proprie mani, tutto viene ampiamente classificato e smistato da questi speciali postini di Papa Francesco.
“Le richieste sono soprattutto di conforto e di preghiera. Moltissime riguardano – sarà anche il momento che viviamo – le difficoltà, soprattutto le malattie. Chiedono preghiere per i bambini, descrivono anche situazioni di difficoltà economiche. Si cerca di far sentire la vicinanza del Papa che coglie la loro sofferenza, il loro disagio, che è loro vicino nella preghiera. Poi, per quello che è possibile, ci aiutiamo indirizzando le richieste agli uffici specifici, per esempio le richieste di aiuti economici vengono trasmesse alle Caritas diocesane perché possano sia verificare, sia essere immediatamente più operativi”.
Dunque, non a tutte le lettere risponde il Papa Francesco, ma tutte le lettere inviate a Papa Francesco ricevono una risposta.
Anche solo per esprimere la gratitudine, a suo nome, per un dono ricevuto o un saluto affettuoso,
Un compito che richiede una sintonia particolare con lo stile di Bergoglio.
“Leggere queste lettere più che con la mente con il cuore; condividere la sofferenza e cercare di trovare le parole adatte per esprimere quello che il Papa vuole veramente che si esprima: la vicinanza, la condivisione. È veramente nello stile del condividere. Del resto il Papa l’ha sempre detto che il pastore deve vivere con il gregge, con le pecore. Sentire e vivere l’esperienza con loro”.
L’indirizzo a cui rivolgere le missive è semplice
A Sua Santità Francesco
00120 Città del Vaticano
oppure
Al Santo Padre Francesco
00120 Città del Vaticano
Inutile aggiungere Residenza Santa Marta, oppure Palazzo Apostolico, in quanto le Poste Vaticane mettono tutte le missive nei 30 sacchi che settimanalmente vengono fatte pervenire, e smistati, dalla squadra di Mons. Gallorini.
Meglio però se mettete anche la Provincia, che aiuta non poco i centri computerizzati di smistamento di Poste Italiane a smistare meglio, quindi dopo Vaticano aggiunere le parole in stampatello RM.
Franco Mariani
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