Nell’era di Papa Bergoglio la Banca Vaticana ripulisce le proprie casse e invia 1.200 lettere di disdetta ad altrettanti correntisti laici.
Il nuovo Ior si limita a prestare servizio solo a “Istituzioni Cattoliche, Ecclesiastici, Dipendenti o ex Dipendenti del Vaticano titolari di conti per stipendi e pensioni nonché Diplomatici accreditati presso la Santa Sede”.
Tutti gli altri sono fuori: che detto letteralmente in soldoni, significa 300 milioni di euro in meno per l’Istituto di credito.
Le lettere sono state inviate il 19 settembre ma la decisione è stata adottata il 4 luglio, pochi giorni dopo l’uscita di scena dalla Banca del Direttore Generale Paolo Cipriani e del suo vice Massimo Tulli, travolti dall’arresto di Monsignor Nunzio Scarano.
In Italia le autorità finanziarie - dalla Banca d’Italia, all’Agenzia delle Dogane e delle Entrate – si chiedono se questi soldi torneranno in Italia, e se sì, come.
L’ultimo scudo fiscale per il rientro di capitali dal Vaticano è stato di un importo complessivo di 1 solo milione di euro.
Secondo l’Aif Vaticana nel 2011 ci sono state 658 operazioni in entrata superiori ai 10mila euro e 1.894 in uscita.
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